Open source: deciderà un giudice?
Il 29-30 novembre e il 1 dicembre 2001 si è
svolta a Bologna la prima Italian Cyberspace Law Conference a cui
hanno partecipato circa 300 fra avvocati ed esperti del settore, con
una trentina di interventi. Gli argomenti trattati sono stati i più
svariati; si è parlato di crittografia, firma digitale, di
aspetti dei contratti on-line, di computer forensic, di nomi a
dominio, di diritto d'autore e di Open Source.
Alla conferenza ha partecipato anche R. Stallman
della Free Software Foundation che ha fatto un intervento contro
l'uso dei brevetti, sostenendo che così come sono gestiti ora
non premiano le idee ma solo chi arriva per primo e ha i soldi per
ottenere il brevetto. Secondo Stallman i brevetti rischiano di essere
un ostacolo al progresso umano. Interessanti le affermazioni che i
pacchetti software sono più complessi dei progetti realizzati
in altri settori e che nell'informatica ormai nessuno lavora più
da solo, da cui Stallman trae l'input per sostenere la necessità
che tutto il software sia libero.
Personalmente non condivido il modo di fare e di atteggiarsi di R.
Stallman, in quanto quando si è inviatati a parlare comunque
ci si dovrebbe, almeno in parte, adattare alla situazione. Il fatto
di presentarsi in maglietta, togliersi le scarpe e sedersi per terra
rischia di vanificare l'effetto di quello che si dice e anzi si
rischia di ottenere l'effetto contrario. Infatti durante il suo
intervento ho visto persone alzarsi ed uscire.
Non entrerò nel dettaglio dei vari temi
trattati dai relatori essendo gli argomenti troppo interessanti per
riassumerli in poco spazio. Molto positivo è stato il fatto di
constatare come ci siano molti avvocati che si occupano dei problemi
dell'Information & Communication Tecnology, che si impegnano
nella crescita culturale della categoria.
Dagli interventi è emerso chiaramente come l'informatica e il
legislatore si muovano a velocità differenti. E' sotto gli
occhi di tutti che l'informatica cambia a grande velocità,
mentre il legislatore fa fatica a tenere il passo. Ecco allora che
spesso ci si trova in difficoltà in quanto la tecnologia offre
soluzioni che in alcuni casi sono anche in netto contrasto con la
legislazione. E' anche stato sottolineato come questo problema non
sia solo italiano, ma molti degli stati membri dell'Unione Europea
fanno fatica a recepire le direttive della Comunità Europea.
Almeno una volta tanto la nostra povera Italia è in buona
compagnia.
Eclatante è il caso del diritto d'autore, dove è stato
detto chiaramente, qualunque sia il tentativo fatto per impedire la
duplicazione abusiva è solo una questione di tempo e la
tecnologia troverà nuovi modi per eludere le norme. Allora
anziché rincorrere la tecnologia emanando norme a volte di
difficile se non impossibile applicazione, non sarebbe meglio cercare
un nuovo modello per tutelare il diritto d'autore, forse non più
basato su una tassa per ogni esecuzione o per ogni supporto su cui si
trovi qualche cosa da tutelare, ma in una qualche altra forma. Non ho
in tasca una soluzione, ma credo sia evidente la necessità di
cominciare per lo meno a parlarne.
Per quanto riguarda l'Open Source mi ha fatto
piacere sapere che, secondo alcuni avvocati, le Pubbliche
amministrazioni dovrebbero almeno valutare, se non adottare,
soluzioni Open Source in quanto ciò è previsto dalla
Costituzione (art.97) che prevede la necessità di essere
trasparenti e dalla L. 241/90 che prevede di ricercare la massima
economicità.
Concludo con una battuta sentita sui corridoi. Se non ci penseranno
le Pubbliche Amministrazioni ad adottare soluzioni Open Source ci
penserà un Pubblico Ministero. Speriamo non sia necessario:
sarebbe triste e poco intelligente.
Ing. Andrea Gelpi
Pubblicato su Interlex il 03/01/2002
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